Presentazione

Torquato Tasso (Massafiscaglia 1765 - Ferrara 1842), Orologio, 1829; vetro e ferro su base di legno laccato nero. Torquato Tasso (Massafiscaglia 1765 - Ferrara 1842), Orologio, 1829; vetro e ferro su base di legno laccato nero. Ferrara, Università degli studi, Collezione Instrumentaria del Dipartimento di Fisica.

Le celebrazioni appena concluse del centocinquantesimo anniversario dell'Unità italiana hanno suscitato un'ampia e diffusa mobilitazione delle istituzioni, a partire, come è naturale, da quelle pubbliche, dalla Presidenza della Repubblica fino alle scuole primarie e ai più piccoli comuni. Non vi sono ancora elementi per analizzare cosa è stato trasmesso, in quali modalità e, soprattutto, come e cosa è stato recepito e rielaborato dalla società o dagli specifici destinatari, un compito che qualche studioso si assumerà senz'altro di qui a poco. A una prima impressione, tuttavia, due elementi sembrano imporsi in questa massa articolata di comunicazione storica:

la concentrazione sul Risorgimento, comunque lo si voglia intendere, in senso stretto, come serie di eventi politico-diplomatici che fra il 1859 e il 1861 portarono alla nascita del Regno d'Italia, o più ampio, come processo politico-culturale che prese avvio dalla Restaurazione o dal tardo Settecento e che tese costantemente e senza troppe lacerazioni interne al compimento dell'Unità;

l'idea di una continuità nei centocinquant'anni di storia italiana che vanno dal Risorgimento a oggi.

Entrambi questi elementi rimandano a una concezione generale della storia e della specifica storia d'Italia che sembrano far riferimento alle stesse rappresentazioni presenti nell'immaginario patriottico ottocentesco, forgiato nella lotta per l'indipendenza e cristallizzato dalla storiografia ufficiale e dalla manualistica postunitaria: l'identità nazionale italiana si sarebbe conservata nei secoli e avrebbe poi conosciuto un “risveglio” (sarebbe, per l'appunto, “ri-sorta”, con un'immagine carica di richiami evangelici e dunque facilmente popolarizzabile), grazie al tenace e sostanzialmente consensuale operato di diverse generazioni di “patrioti”.

Non è questa la sede per discutere quanto potesse essere prevedibile un esito del genere, che, se pure appare dominante, è stato comunque affiancato da molte iniziative in controtendenza, creative e innovative. Quel che è certo è che questi caratteri si collocano in continuità con gli usi pubblici della storia invalsi da almeno vent'anni nel nostro paese. Consapevole di questi rischi, all'avvio delle celebrazioni l'Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara (ISCoFe) ha pensato di dedicare buona parte delle sue attività e risorse all'intervento sul centocinquantesimo, ma in forme peculiari. Il progetto di lavoro dell'Istituto, “Ottocento ferrarese”, che finora (cioè per il biennio 2010-2011) ha goduto di un finanziamento della Regione Emilia-Romagna, si è sostanzialmente concentrato sulla realizzazione del sito www.ottocentoferrarese.it, articolato in tre sotto-progetti strettamente connessi (bibliografie, dizionario storico, biblioteca digitale). Si è dunque optato per concentrare gli sforzi sulla storia locale in chiave di public history, di storia “in pubblico”, di materiali messi a disposizione non solo degli studiosi e dei cultori di cose storiche, ma soprattutto della curiosità e del bisogno di storia di cittadini, insegnanti, studenti e turisti: ne discendeva quasi spontaneamente la centralità della rete, per una comunicazione storica non autoreferenziale e più inclusiva possibile. Anche se attento principalmente alla “divulgazione”, lo specifico intervento dell'ISCoFe si è declinato in maniera diversa rispetto al tono generale delle iniziative del centocinquantesimo. Il progetto “Ottocento ferrarese” ha dunque insistito su alcune linee di fondo, nella convinzione che la via più sicura per sfuggire a una rappresentazione oleografica e alla retorica “risorgimentista” è forzarne i limiti, con una serie di allargamenti di scala e di visuale: dalla storia degli avvenimenti politici alla storia complessiva di una società; dal ruolo degli individui e delle élites ai processi collettivi e di massa, e dunque per un'integrazione di centri e periferie, di città e campagne, di classi dirigenti e classi subalterne, nelle loro relazioni anche conflittuali; dall'arco cronologico “risorgimentale” (stretto, 1859-1861, o meno, 1848-1870) ad una periodizzazione che abbracci l'intero “lungo” Ottocento (1796-1914).

Il cuore del sito è rappresentato dal Dizionario storico dell'Ottocento ferrarese. Perché realizzare un dizionario? Senza inseguire gli spettri di una conoscenza esaustiva, che non si avvicina certo riducendo la scala al “locale”, né l'ordine enciclopedico vagheggiato dai flaubertiani Bouvard e Pécuchet, può essere sufficiente far qui riferimento alla peculiarità di uno strumento come il dizionario online: i rimandi fra voci (links) e gli strumenti di ricerca (indici e ricerche testuali) possono favorire, pur nei limiti del numero delle voci e, va da sé, del loro taglio, itinerari autonomi di riflessione, svincolati dalla gerarchia di rilevanze di una narrazione storica lineare. Non si intende, con questo, negare che la redazione del Dizionario abbia proposto, con forma e struttura dell'opera, una propria interpretazione dell'Ottocento ferrarese: tuttavia è stata lasciata piena libertà di svolgimento agli autori delle voci e, quel che più conta, il lettore può costruirsi un percorso indipendente, saltando da una voce all'altra, confrontando fra loro le voci e ricorrendo alla bibliografia sintetica, ma anche approfondendo la propria indagine con l'aiuto delle più ampie bibliografie presentate in un'altra area del sito e, presto, ai testi ospitati o segnalati dalla Biblioteca digitale.

Il Dizionario non ha un numero di voci predeterminato: se la pubblicazione online costringe a periodiche “manutenzioni” e rischia, paradossalmente, di scomparire più velocemente di un libro (come è noto, lo stesso vale per i supporti digitali), presenta anche il vantaggio di poter essere aggiornata e rivista più frequentemente e significativamente. Fra voci vere e proprie e più brevi schede di supporto, la prima versione del Dizionario include all'incirca 120 lemmi, articolati in cinque ampie partizioni: cultura, politica, società, economia e territorio. Sono partizioni forse tradizionali, certo del tutto convenzionali, perché molte delle voci incluse in una di esse presentano ovvi rimandi alle altre e avrebbero potuto essere incluse in un diverso raggruppamento. Per fortuna il web permette di oltrepassare facilmente l'irrigidimento classificatorio di un indice ragionato, che pure presentiamo per suggerire primi percorsi e approcci. Pensata per tener conto delle peculiarità del mezzo, la “voce” è un'unità testuale media, di circa cinque cartelle standard, intermedia fra la scheda e un vero e proprio articolo. E' scritta in un linguaggio accessibile, senza note ed eccesso di citazioni, per illustrare al non specialista le complesse vicende di un mondo in larga parte scomparso. Al rassicurante senso di continuità con un passato che vive ancora nel nostro presente, anche al di là degli anniversari, il Dizionario accosta la dimensione della discontinuità: anche se alcuni processi si delineano già negli ultimi decenni del “lungo” XIX secolo, la società ottocentesca non aveva ancora vissuto, per limitarci ad alcuni esempi, le guerre totali, il Welfare, la scolarizzazione e il consumo di massa, l'emancipazione femminile, la liberazione sessuale. Il passato ottocentesco è, per dirla con uno scrittore inglese, “un paese straniero”: “da quelle parti fanno le cose in modo diverso” e questo complica il compito di rendere comprensibile il Ferrarese dell'Ottocento, così vicino nella toponomastica e nelle memorie locali, ma così distante, ad esempio, nel lavoro e nella vita quotidiane di centinaia di migliaia di contadini. Per favorire l'ingresso in questo mondo, le “voci” del Dizionario offrono al lettore una prima, piccola bibliografia orientativa e un'immagine d'epoca, che, data la scarsa disponibilità di fotografie, è forzatamente limitata soprattutto a riproduzioni di cartoline, testi a stampa o manoscritti, opere d'arte.

Dal punto di vista storiografico il Dizionario rappresenta una sistematizzazione dei lavori esistenti, ma in qualche caso presenta problemi o sviluppi originali. Da almeno trent'anni l’Ottocento ferrarese non è considerato un laboratorio storiografico, nonostante il rilievo storico e dunque, ha conosciuto una ricostruzione storica lacunosa e parziale. Si tratta di un vero paradosso: una città e un territorio importanti per comprendere la storia della società italiana contemporanea - basti pensare alla bonifica, al bracciantato di massa e alle lotte nelle campagne, alle origini del fascismo, al radicamento postbellico delle sinistre - hanno suscitato negli ultimi decenni pochissime monografie. Per l'Ottocento la situazione è senz'altro aggravata dalla progressiva compressione del secolo, fra le urgenze della storia recente e un lunghissimo “antico regime” al quale si tende ad annetterlo e che lo rende ormai disertato, rispetto al Novecento, anche dai contemporaneisti. Un piccolo istituto come l'ISCoFe non poteva colmare limiti che attengono anche a problemi di documentazione archivistica (la perdita dei fondi napoleonici, dell'archivio della Legazione e delle serie della Prefettura ottocentesca, il precario stato di conservazione e accessibilità degli archivi comunali della Provincia), ma soprattutto alla crisi della riproduzione della ricerca storica e, in parte, alle sue ricadute locali. Questa crisi, è bene ricordarlo, non è determinata dal fisiologico rinnovamento dei paradigmi, dei metodi e degli interessi del campo storiografico, ma dal taglio continuo dei finanziamenti a università, enti di ricerca e scuole, che affida ormai in larga parte lo studio e l'insegnamento della storia a generazioni precarie: e su basi “precarie” non si costruisce nulla di solido, a meno che non si pensi che sia sano e produttivo tornare a un mondo nel quale la ricerca storica, e le discipline umanistiche e le scienze sociali più in generale, siano accessibili solo a chi, per patrimonio familiare, possa permettersi il lusso di coltivare la passione per gli studi. La ricerca richiede tempi e risorse e, quanto al nostro progetto, nemmeno il prezioso supporto della Regione poteva garantirli in misura sufficiente all'allestimento di un vero cantiere storiografico per approfondire alcuni aspetti dell'Ottocento ferrarese: e non era giusto, ammesso che ve ne fossero, di chiedere a giovani e volenterosi studiosi di farla gratuitamente o sottopagati. Il centocinquantesimo anniversario dell'Unità avrebbe potuto offrire l'occasione per un bilancio e forse anche per un rilancio della ricerca, solo se supportato da condizioni sociali e culturali diverse da quelle odierne. In assenza di nuovi studi su vecchie e nuove fonti, in questa congiuntura abbiamo ritenuto più proficuo dedicarci alla diffusione di percorsi di sintesi, allo stimolo dell'interesse per il nostro Ottocento, all'offerta di strumenti utili allo studioso come al pubblico più generale.

Ci piacerebbe che questa iniziativa venisse non solo utilizzata da docenti e studenti, da studiosi e cittadini, ma che questi usi potessero interagire con gli sviluppi del Dizionario e del sito: e siamo a disposizione per ogni rilievo, anche e critico, e ogni proposta. Nei prossimi mesi il Dizionario si arricchirà delle voci e schede ancora mancanti: ma nei prossimi anni vorremmo arricchire il progetto, facendo dei nostri lettori i nostri primi collaboratori.

La redazione, 2011

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