Michele Nani

Michele Nani

Ricercatore presso la sede di Genova dell'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea (Consiglio Nazionale delle Ricerche: http://www.isem.cnr.it), attualmente lavora ad una ricerca su mobilità territoriale e formazione del bracciantato nel Ferrarese dell'Ottocento.

Laureato in Storia contemporanea (Università di Bologna, 1995), dottore di ricerca in Storia sociale europea (Università Ca' Foscari di Venezia, 2001), ha svolto attività di ricerca in Italia, in qualità di borsista e assegnista (Università di Padova, 2002-2004, 2005-2009, 2010-2011), e all'estero, come borsista della Fondation pour la mémoire de la Shoah e chercheur invité presso l'Ehess di Parigi (2004-2005). Ha insegnato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Padova, moduli di Storia contemporanea e insegnamenti per la laurea magistrale in Storia moderna e contemporanea. Membro della redazione di "900" e di "Storiografia", ha lavorato a molti progetti di ricerca di istituti di cultura, collabora a riviste storiche nazionali e internazionali e alla pagina culturale del quotidiano "il manifesto".

Specialista di storia italiana ed europea del XIX secolo, si è occupato prevalentemente di due ambiti tematici;

- la storia del razzismo e del nazionalismo (Ai confini della nazione. Stampa e razzismo nell’Italia di fine Ottocento, Roma, Carocci 2006; da ultimo: Le frontiere della cittadinanza liberale. Diritto, esclusione, razzismo, in Storia della Shoah in Italia, Torino, Utet 2010);

- la storia del lavoro e del movimento operaio (co-autore di Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo tra cultura e politica. Un’immagine e la sua fortuna, Torino, Angolo Manzoni 2002; curatore di Angelo Mosso, La fatica [1891], Firenze, Giunti 2001; di recente: Mouvement ouvrier, in Dictionnaire des concepts nomades en sciences humaines, s.l.d. d’Olivier Christin, Paris, Métailié 2010; Le socialisme international à l’épreuve de la «question juive». Une résolution de l’Internationale au Congrès de Bruxelles de 1891, in L’espace culturel transnational, s.l.d. de Anna Boschetti, Paris, Nouveau monde 2010; Movimento operaio e «questione ebraica» nell'Europa del secondo Ottocento: note storiografiche, in L'antisemitismo italiano, “Storia e problemi contemporanei”, n. 50, 2009);

Di argomento ferrarese sono gli articoli Per un profilo del Consiglio provinciale: appunti sul secondo Ottocento, in Terra di Provincia, a cura di Delfina Tromboni, Ferrara, Amministrazione provinciale di Ferrara 2003 e La repubblica dei braccianti. La campagna elettorale del 1946 nel Ferrarese, in La fondazione della Repubblica. Modelli e immaginario repubblicani in Emilia e Romagna negli anni della Costituente, a cura di Mariuccia Salvati, Milano, Angeli 1999).

email: michele.nani@cnr.it

 

 

"Due sono i sistemi conosciuti nella provincia ferrarese per la condotta dei fondi. Tutti i terreni vengono amministrati o per economia, cioè a tutta spesa del proprietario, o a mezzeria, ove il coltivatore è tenuto a tutti i lavori della possessione, e ne divide il reddito con il proprietario. Il primo, detto comunemente di boaria, è universale nel cisrenano ferrarese, toltone qualche eccezione, in particolare in prossimità al Bolognese, ove vengono adottati i mezzadri, tanto per la ristrettezza dei loro poderi, quanto per la mancanza su di essi dei prati, così necessari al sistema di boaria. [...] non ci ha fra noi chi possa revocare in dubbio, e che non abbia a dolersi, come colla boaria vengono a confronto delle esposte cose l'infingardaggine, quasi innata nel lavorante, la lentezza nell'esecuzione dei lavori, la negligenza in ogni singola parte, non esclusa la raccolta de' prodotti; al che aggiungasi la necessità di una assoluta, ed instancabile sorveglianza, estesa pure a quei lavori che non sono dal boaro eseguiti, ma bensì dai giornalieri" (p. 61)

 

 

 

Andrea Casazza (1804-1881), figlio di una agiata famiglia di commercianti, studiò ingegneria e scrisse di cose economiche, specialmente agricole. Amico di Berti Pichat ed altri agronomi, collaborò al Comizio agrario e partecipò ai congressi degli scienziati preunitari. Fu deputato nel 1848, poi consigliere nella prima Deputazione provinciale e nel consiglio municipale. Stefano Gatti, sposandone una figlia, ne perpetuò il casato.

 

 

 

Clicca qui per scaricare il pdf di Andrea Casazza, Stato agrario economico del Ferrarese, Ferrara, Taddei 1845

Martedì, 26 Febbraio 2013 22:31

La provincia di Ferrara e le sue bonifiche

"Queste opere colossali formano un incontrastato vanto di questa industre regione, inquantoché fra i grandi lavori di colonizzazione interna, diretti a raggiungere quel benessere economico che doveva divenire la base più salda del nostro edificio sociale, ben pochi furono condotti a compimento con altrettanta sollecitudine e resultati così fecondi come questi che hanno redento dalle acque 100.000 ettari circa, sopra i 250.000 che formano la provincia di Ferrara"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Clicca qui per scaricare il pdf di La provincia di Ferrara e le sue bonifiche, Ferrara, Bresciani 1903

"La Guida commerciale ha uno scopo eminentemente pratico e si dirige principalmente ai commercianti, industriali ed uomini d'affari. All'indicazione alfabetica dei nominativi ho creduto necessario ed opportuno premettere un cenno generale sulle condizioni economico-sociali della provincia ed un cenno particolare per ogni Comune. In tal modo il lettore potrà farsi una idea sintetica dei progressi raggiunti dalla ferace nostra provincia" (Prefazione, p. 6)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Clicca qui per scaricare il pdf di Umberto Ferrari, Guida commerciale della provincia di Ferrara, anno 1913, Ferrara, Stab. tipografico ferrarese 1913

"Non solo la lotta di interessi, non solo la lotta di classe predicata dai socialisti, ma una vera e completa rottura di tutte le consuetudini di rispetto, di obbedienza, fu una delle caratteristiche del movimento operaio nel momento più acuto dello sciopero.

Per questo i proprietari rimasero tanto sorpresi e impressionati, e parlarono tanto di ribellione dei contadini e di rivoluzione sociale. Vi furono realmente delle scene quasi selvagge. Padroni accolti con insulti e trattati con disprezzo, intere stalle di bovini che morivan di fame e di sete perché i boari in sciopero si rifiutavano persino di aprire le porte, sordi ai loro muggiti lamentevoli. Chi transitava per la strada si sentiva oggetto di poco piacevoli improperii. Se era in vettura gli scioperanti lo seguivano coll'augurio che si rompesse il collo, e lo ammonivano che presto la vece sarebbe mutata: tutti i signori sarebbero andati a piedi e tutti i poveri in carrozza!

Io lo dico francamente: mi pare che a queste manifestazioni violente si sia dato un peso esagerato. Le storie delle vere rivoluzioni raccontano ben altri episodi." (pp. 141-142)

 

 

 

Pietro Niccolini (Ferrara, 1866 - 1939) è stato un personaggio centrale nella vita ferrarese dei primi tre decenni del Novecento: sindaco di Ferrara, membro della giunta provinciale, presidente del secondo Consorzio di Bonifica (San Giorgio) e della Cassa di Risparmio di Ferrara, protagonista di molte istituzioni culturali locali. Il suo raggio d'azione non si limitò alla provincia d'origine: protagonista dell'Associazione nazionale dei comuni italiani e del partito liberale, deputato al parlamento poi senatore, presidente della Confederazione nazionale agraria, vicepresidente della Federazione nazionale dei consorzi di bonifica, membro del Consiglio superiore dell'agricoltura e del Consiglio superiore del lavoro.

Clicca qui per scaricare Pietro Niccolini, La questione agraria nella provincia di Ferrara. Il versuro, la boaria, le partecipanze, i latifondi, gli scioperi, la disoccupazione, Ferrara, Bresciani 1907

 

"Si direbbe che quasi tutti i Comacchiesi congiurino a che nessun pesce riesca a sfuggire dalle loro mani. Sicché, una volta entrata l'anguilla nel lavoriero, potrebbesi dire col Poeta:

Lasciate ogni speranza o voi che entrate.

Una pesca attivissima è infatti eseguita in tutti i rami del canale Palotta. Essa viene operata a mano da un numeroso stuolo di Comacchiesi, i quali talvolta raggiungono il numero di mille. E' la pesca detta a mano de' poveri. Questi pescatori stanno esposti tutta la notte all'imperversare della procella, e quando hanno guadagnato molto, si partiscono una lira per ciascuno; quando la pesca è piccola, la quota non è che di quindici centesimi, e talvolta le immense fatiche e gli innumerevoli patimenti non sono ricompensati da alcun frutto" (pp. 22-23)

 

 

 

 

Ettore Friedländer (Ferrara 1853 - Roma 1925) fu tra il 1881 e il 1919 direttore dell'Agenzia Stefani, la principale fonte di informazione dell'Italia liberale, strettamente legata alle politiche governative, interne ed estere. Meno note sono le sue vicissitudini giovanili: mentre frequentava la Scuola superiore di commercio a Venezia, tentò di modernizzare, con il sodale Enea Cavalieri, la pesca nelle valli comacchiesi. Ottenuto l'affitto dal comune, dovette abbandonare il progetto nel giro di pochi anni, per la strenua resistenza della popolazione locale. Si dedicò allora al giornalismo, a Trieste e a Roma, giungendo giovanissimo all'importante posizione che avrebbe conservato per quasi quarant'anni.

Clicca qui per scaricare Ettore Friedländer, La pesca nelle lagune di Comacchio. Memoria, Firenze, Le Monnier 1872:

Venerdì, 04 Gennaio 2013 11:26

Adriano Aducco, Le bonifiche nel Ferrarese

"Ma che cosa è dunque un bonifica? Oh, buon lettore, se talvolta ti fosse avvenuto di trovarti presso qualcuna delle solitarie e fredde capanne dai muri salmastrosi - quando hanno muri - e dal coperto di cannuccia, miseri ricoveri ai dolori dei lontani abitanti di quelle terre; se tu avessi talvolta vista una povera madre, nella arcana e mesta e quivi dolorosa poesia del tramonto umido, vagante con gli occhi per l'orizzonte sconfinato che la separa dal mondo vivente; e ciò mentre i suoi bimbi, dal ventre enfiato e con le stimmate delle febbri sul volto, non invidiati servi della patria un giorno, o lentamente giuocano o, nel difetto di forza, se ne stanno accoccolati vicino ad essa, intanto che il lontano flebile rintocco dell'Ave riconduce loro a casa - ove forse sul focolare non iscoppietta neppure l'allegro fuoco della cena - il curvo e affaticato compagno della vita loro, oh, tu avresti bene compreso allora che cosa possa essere una bonifica!" (pp. 9-11)

 

 

 

 

 

 

Adriano Aducco (Nola 1866 - Milano 1918) è stato uno dei protagonisti dell'innovazione tecnica nell'agricoltura ferrarese fra Otto e Novecento. Dagli anni Novanta fu a capo della "cattedra ambulante" di agricoltura, del Comizio agrario e del giornale "L'Agricoltore ferrarese". Oltre alla bonifica, promosse la coltivazione e la trasformazione industriale della barbabietola, la concimazione chimica e miglioramenti nell'allevamento.

Clicca qui per scaricare il pdf di Adriano Aducco, Le bonifiche nel Ferrarese, Ferrara, Bresciani 1898

Giovedì, 27 Dicembre 2012 11:02

I testi

Cliccare sul titolo per andare alla pagina dedicata al volume e scaricarne la copia digitale (.pdf).

Adriano Aducco, Le bonifiche nel Ferrarese, Ferrara, Bresciani, 1898

Giovanni Bacci, La democrazia ferrarese dal 1882 al 1889, Mantova, Mondovì, 1889

Prosdocimo Benini, Il plebiscito. I senatori e i collegi politici della provincia di Ferrara dal 1860 al 1900. Cenni storici, Ferrara, Bresciani, 1900

Andrea Casazza, Stato agrario economico del Ferrarese, Ferrara, Taddei, 1845

Filippo Maria Deliliers, Cenni statistici della provincia di Ferrara raccolti dalla Camera di commercio, Ferrara, Taddei, 1850

Umberto Ferrari, Guida commerciale della provincia di Ferrara, anno 1913, Ferrara, Stab. tipografico ferrarese, 1913

Ettore Friedländer, La pesca nelle lagune di Comacchio. Memoria, Firenze, Le Monnier, 1872

Pietro Niccolini, La questione agraria nella provincia di Ferrara. Il versuro, la boaria, le partecipanze, i latifondi, gli scioperi, la disoccupazione, Ferrara, Bresciani, 1907

La provincia di Ferrara e le sue bonifiche, Ferrara, Bresciani, 1903

Mercoledì, 26 Dicembre 2012 10:41

Presentazione della Biblioteca digitale

All'inventario di testi digitali sul Ferrarese del XIX secolo già reperibili in rete (Indice digitale - in corso di realizzazione) questa sezione del sito unisce la possibilità di consultazione diretta di documenti fondamentali (Biblioteca digitale), appositamente digitalizzati nel corso di questo progetto.

L'iniziativa vorrebbe offrire un contributo alla salvaguardia di testi preziosi e rari, ma anche rendere immediatamente accessibili alcune importanti fonti per la storia del territorio e della società locali. Si vorrebbe stimolare la realizzazione di un più ampio cantiere di digitalizzazione del testo a stampa e del patrimonio archivistico.

Ringraziamenti

La Biblioteca Civica "L.A. Muratori" di Comacchio e Franco Cazzola hanno gentilmente messo a disposizione i testi originali

L'area della ricerca del Cnr di Genova, nel quadro della convenzione fra Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara e Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea, ha fornito uno scanner portatile

Paolo Manservigi della Biblioteca comunale "Ariostea" di Ferrara ha offerto un elenco di "oggetti digitali" di argomento ferrarese disponibili nel web

Mercoledì, 18 Luglio 2012 19:26

Teatri a Ferrara

Nei primi dell'Ottocento si assiste in Italia ad una grande fioritura dell'edilizia teatrale. Ogni città anche piccola si dota di un teatro in forma di palazzo. Questo fenomeno si situa al crocevia di istanze sociali, politiche ed economiche, più che teatrali, ed ovviamente urbanistiche. Nel teatro si cerca un riflesso illusorio, congiuntivo, di una realtà sociale nei fatti assai arretrata. Ferrara in ciò si mostra coerente con il panorama dell'Italia pre-unitaria.

Il secolo XIX si apre in città con il nuovo teatro Comunale completato nel 1797, che si affianca ai già esistenti teatri Bonacossi e Scroffa non più in grado di soddisfare la domanda di spettacolo della città. L’idea di un nuovo teatro si affaccia già negli anni ’70 del secolo XVIII, ma la fabbrica del Comunale sia avvia solo nel 1786 e si protrae tra restauri e rifacimenti fino a tutto il secolo successivo. Affidata inizialmente all’architetto ferrarese Giuseppe Campana, l’opera procede alacremente anche per impulso del cardinal legato Francesco Carafa, fino a quando quest’ultimo viene richiamato a Roma e sostituito dal cardinale Spinelli. Con il nuovo legato comincia una lunga sequela di consulenze, alcune illustri come quella del Piermarini, e di dibattiti con continui rinvii e reincarichi al punto di rendere problematica una definitiva attribuzione di paternità. Le ipotesi più recenti attribuiscono ad Antonio Foschini il ruolo di progettista ed esecutore, mentre a Cosimo Morelli una fattiva ed incisiva supervisione della fabbrica. Nel settembre del 1798 il teatro viene finalmente inaugurato. 

Eccettuati i periodi iniziali di rodaggio, il Comunale si assesta su due stagioni operistiche, a Carnevale ed in primavera in corrispondenza della Fiera, ed uno o due corsi di prosa in estate ed in autunno. La normalizzazione delle stagioni non spegne però la continua ed accesa dialettica fra impresari appaltatori e palchettisti, nel tentativo non sempre riuscito di trovare un equilibrio tra le possibilità finanziarie di una piazza secondaria come Ferrara e le legittime aspettative artistiche della città. Diverse sono le imprese che non riescono ad onorare i contratti e decidono di rinunciare, specialmente nel primo periodo, diverse le lamentele degli spettatori per la qualità e la tipologia degli spettacoli offerti. Si arriva anche in alcune annate a non riuscire ad appaltare il teatro a nessun impresario, facendolo gestire in economia a cittadini eminenti incaricati dalla municipalità.  

Se il teatro Comunale vive le sue stagioni inaugurali con gli inizi del secolo, il teatro Scroffa invece affronta le sue ultime vicende. È del 1806 infatti un documento che attesta la volontà dei conti Scroffa di vendere il teatro, valutato intorno ai 6.000 scudi. Inaugurato nel 1692 per volere del conte Giuseppe Scroffa, il teatro era situato sulla via di San Paolo (odierno corso Porta Reno) e lungo tutto il Settecento era stato la sede privilegiata del teatro dei «comici», mentre il Bonacossi era dato principalmente allo spettacolo musicale. Una tale ripartizione per i due fino ad allora principali teatri della città era necessaria per evitare una sovrapposizione dell’offerta su una piazza tutto sommato esigua, a maggior ragione trattandosi di teatri privati. Il teatro Scroffa, interamente in legno, viene demolito nell’estate del 1810, tuttavia il luogo continua ad essere usato per spettacoli di equitazione almeno fino al 1835, come attestano diverse richieste alla Commissione pubblici spettacoli.

Vicenda più complessa e più duratura invece quella del teatro Bonacossi, anche questo sede storica dello spettacolo a Ferrara. Fatto costruire nel 1662 dal conte Pinamonte Bonacossi, il teatro era stato per tutto il Settecento la sede propria dello spettacolo musicale. Con una pianta originale a campana ed una dimensione sia del palcoscenico che della sala esigua, il Bonacossi all’inizio dell’Ottocento non risponde più alle nuove esigenze e ai nuovi gusti in materia di edifici teatrali. Così la struttura originale in legno viene ammodernata nel 1840 su committenza del conte Antonio Bonacossi. Si lancia quindi una vendita di azioni per l’acquisto dei nuovi palchi, mantenendo per i vecchi palchettisti il diritto di prelazione, così da poter finanziare i lavori per la nuova sala. La direzione del progetto viene affidata all’ingegnere comunale Giovanni Tosi, che si rifà alla pianta della sala del nuovo teatro Comunale, progettata da Foschini. Una pianta a ferro di cavallo dunque con quattro ordini di 19 palchi ciascuno – con l’eccezione del primo ordine con soli 18 palchi per far spazio alla porta centrale di ingresso. Il nuovo teatro in muratura viene infine corredato da altri ambienti di servizio, come sartoria, magazzino, luminaria, ecc. Il 13 aprile del 1846 si inaugura il teatro restaurato con l’opera buffa Il Columella di Vincenzo Fioravanti. Non si conclude però la vicenda restaurativa del Bonacossi nel corso del XIX secolo. Viene ripresa nel 1881 con l’introduzione dell’illuminazione a gas e dell’impianto di riscaldamento in tutti gli ambienti, oltre a vari altri lavori di ammodernamento, volti soprattutto a migliorare gli spazi per gli spettatori, con ristorante, caffè e locali per fumare ad ogni ordine di palchi. L’intento è quello di farne insomma una sala di compensazione e non concorrente rispetto all’attività del Comunale, con una forte impronta “sociale”, di spazio aggregativo: prova ne sia che le serate di veglioni mascherati, da ballo e le feste impegnano sempre più diffusamente il teatro.  

Nella seconda metà dell’Ottocento la crescente domanda     porta alla fondazione di due nuovi teatri: larena Tosi-Borghi e il teatro dellAccademia filodrammatica. La costruzione di quest’ultima viene deliberata nel marzo del 1865. Si acquista pertanto lo spazio dell’ex chiesa di San Giovannino tra via Garibaldi e piazza Sacrati per convertirlo in teatro ad uso degli accademici. Tuttavia breve e travagliata è la storia di questo teatro, intrecciata a quella dell’Accademia e ai suoi problemi finanziari, conclusasi con l’esproprio e la vendita all’asta dello spazio nel 1882 per 6.800 lire (circa un ottavo delle spese tra acquisto e restauro). 

L’arena Tosi-Borghi, situata nella piazza del mercato dei cavalli o piazza Nuova (oggi piazza Verdi), viene aperta al pubblico nel 1857, con platea scoperta, limitata da una ringhiera ed una sola galleria. Già nel 1860 si eseguono ulteriori lavori, con la costruzione della copertura e di una seconda galleria ed il rifacimento di scale e parapetti. Caduto il coperto a seguito di una nevicata nel 1871, viene prontamente ricostruito e per l’occasione si eleva il boccascena e si realizzano nuove decorazioni in stucco. L’arena Tosi-Borghi (dal nome dei coniugi proprietari), poi divenuta teatro Verdi, viene ampiamente rinnovata dagli ingegneri Fausto Finzi e Antonio Mazza nel 1912-13. Nel corso della sua vicenda storico-artistica, l'arena rimane sempre un teatro a forte vocazione popolare, luogo di ritrovo e di socializzazione. Come conferma già nel 1883 Aldo Gennari «nel Teatro Tosi-Borghi, ci si va come si vuole, si fuma, si chiacchiera, ci si trova in confidenza con gli amici, e nessuna etichetta obbliga a stare … sulle seste. Ogni spettacolo all’Arena … va sempre bene; la gente di ogni età e condizione ci corre, e ci si diverte».

DGL, 2012

(Domenico Giuseppe Lipani)

Bibliografia 

Aldo Gennari, Il teatro di Ferrara. Cenni storici, Ferrara, Taddei, 1883; I teatri di Ferrara. Commedia, opera e ballo nel Sei e Settecento, a cura di Paolo Fabbri, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2002; I teatri di Ferrara. Il Comunale, a cura di Paolo Fabbri, Maria Chiara Bertieri, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2004.

Martedì, 24 Gennaio 2012 06:15

Indice alfabetico

1831 Critica letteraria e d'arte Mura di Ferrara
1848-1849 Cultura popolare Musei
1859-1861   Musica e opera
1897
D
N
A
Democratici Nobili
Acqua a Ferrara Disoccupazione
O
Agrari
E
Operai
Agricoltura Ebrei Organizzazioni operaie
Alfabetizzazione Economia di valle Ospedale psichiatrico
Alimentazione Editoria Ospedali e strutture sanitarie
Amministrazione locale Elezioni politiche
P
Architettura e scultura Emancipazioniste e femministe Paesaggi letterari
Archivi Emigrazione Pane
Argenta Età "giacobina": il Triennio (1796-99) Partecipanza agraria
  Età del Risorgimento (1850-1870) Pastorizia e allevamento
B
Età della Restaurazione (1815-1847) Pesca
Banche Età napoleonica (1800-1814) Pianura
Biblioteche Età postunitaria (1871-1914) Pittura
Boari
F
Popolazione
Bondeno Famiglia Portomaggiore
Bonifiche Ferrara
Poveri e beneficenza
Borghesi Fiumi  
Boschi Forme della vita religiosa
R
Braccianti Fotografia Rivolte popolari
    Romagna estense
C
G
S
Camera di Commercio Giornali Scienze naturali
Canapa   Scienze sociali
Canto popolare
I
Scioperi
Carceri Impiegati pubblici Scuole  
Cartografia Industria Sindacalisti rivoluzionari
Catasti e proprietà Infanzia Socialisti
Cattolicesimo politico Innovazioni tecniche e progresso agricolo Sport
Cento Inondazioni Stato in periferia
Cereali Insorgenze Storia dell'arte ferrarese
Ceti medi rurali Istituzioni culturali Storici e storie
Chiesa cattolica Italiano e dialetto
T
Città, paesi, borghi   Teatri a Ferrara
Clero
L
Teatro e spettacoli
Clima e suoli Leghe bracciantili Transpadana ferrarese
Codigoro Letteratura Turismo
Collezionismo Liberali e moderati
U
Comacchio Luoghi della socialità Università
Confini  
V
Consorzi di bonifica
M
Valli e paludi
Cooperazione Malattie Vie di comunicazione
Copparo Mare Vite e vino
Criminalità Migrazioni interne
Z
    Zucchero
     
     
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